Stalking condominiale: di cosa si tratta e come reagire
Che cosa fare se i comportamenti dei vicini provocano ansia e timore
Lo stalking condominiale è un’espressione che comprende i comportamenti ostili manifestati tramite minacce, molestie e pedinamenti da parte di uno o più vicini di casa; effettuati con un’evidente intenzione persecutoria, possono provocare nelle vittime stati di ansia e tensione.
Si tratta di atteggiamenti di malevolenza che si possono realizzare con scampanellate frequenti e a orari inopportuni, telefonate mute, rumori fastidiosi, appostamenti nell’androne, fino ad arrivare a messaggi sgradevoli lasciati tramite bigliettini e malignità postate sui social network. È dunque un fenomeno non dissimile a forme più comuni di stalking, di cui sono spesso vittime le donne.
In queste situazioni, i comportamenti dei vicini possono causare ansia e timore per l’incolumità personale, provocando profondi cambiamenti nel proprio stile di vita.
Si tratta di un problema che riguarda molte persone: secondo uno studio elaborato da Anamni (Associazione nazional-europea amministratori di immobili), i motivi per cui si litiga sono i più svariati: l’abbaiare di un cane nelle ore notturne, parcheggiare l’automobile in un posto non autorizzato o l’odore proveniente dalla cucina. Stando a quanto riportato da Anamni, le ragioni più frequenti alla base delle controversie condominiali sono le seguenti:
- rumori e odori provenienti da altri appartamenti;
- oggetti in aree comuni;
- schiamazzi in cortile;
- annaffiatura di piante sul balcone;
- presenza di animali domestici nel giardino condominiale o in ascensore;
- comportamenti che riguardano l’esterno dell’immobile.
Per poter parlare di stalking condominiale è necessario però che le azioni di disturbo vengano reiterate e siano attestate da testimoni, così come affermato dalla Legge 38 del 2009 e dalla giurisprudenza successiva. Questa tipologia di comportamenti deve generare inoltre una condizione di timore in una o più persone, con conseguenze spiacevoli che devono essere accertate.
Stalking condominiale: a chi rivolgersi
Quando si è vittima di stalking condominiale si consiglia di rivolgersi al proprio amministratore di condominio, la figura più indicata per svolgere una mediazione efficace. Inoltre è colui che viene chiamato in prima battuta a interrompere gli atti illeciti, verificando l’accaduto e ricostruendo le tappe fondamentali della vicenda.
Nel caso in cui gli episodi di stalking non dovessero risolversi e ci fosse un seguito giudiziario, è ancora l’amministratore a raccontare quanto conosce alla magistratura.
Se non si ottiene alcun risultato, si può procedere con una denuncia alla Polizia o ai Carabinieri, esplicitando nel verbale le generalità dello stalker, gli atti persecutori, i danni subiti e la volontà di perseguire penalmente l’accusato.
È poi importante conservare le prove, memorizzando ad esempio i messaggi di minaccia che arrivano tramite posta, cellulare o social network. Inoltre si consiglia di tenere nota di tutti gli episodi, trascrivendo orari, date ed eventi. Ciò è particolarmente raccomandato se si ricevono delle telefonate mute.
Stalking condominiale, la pena per i colpevoli
Dopo l’accertamento dei fatti, il magistrato prende provvedimenti, diffidando il persecutore dal continuare con la sua condotta.
In caso di stalking condominiale acclarato, la pena a cui è condannato il colpevole può essere la reclusione da sei mesi a cinque anni. Si può anche procedere con l’allontanamento dal condominio; se invece il persecutore non abita nello stabile, gli si impone di restare ad una certa distanza dal palazzo. Una comunicazione ufficiale da parte dell’amministratore sancisce la chiusura del caso.
Nell’ambito dello stalking condominiale, l’allontanamento costituisce uno dei provvedimenti più “estremi”. Spesso, però, quando si analizzano le molestie ci si accorge che in realtà non si tratta propriamente di stalking, ma di liti da pianerottolo, di piccoli dispetti o scaramucce in sede di assemblea. Proprio per questo è importante studiare bene le circostanze prima di presentare denuncia.
Stalking condominiale: il risarcimento dei danni
Ma il problema porta con sé anche ricadute sotto il profilo economico. In questo caso chi paga il risarcimento? Si può senza dubbio fare riferimento al colpevole, anche per gli aspetti non patrimoniali.
Stando a quanto affermato dalla Cassazione, il condominio non è invece tenuto a risarcire i danni, in quanto si tratta di una questione privata e legata a condotte individuali.
Anche l’amministratore non è chiamato a intervenire economicamente: a lui spetta il compito di far rispettare il regolamento, ma non ha la possibilità di agire sui comportamenti individuali.