Tampon tax in Italia: qual è la situazione attuale?
Assorbenti e coppette mestruali “supertassati”. Ma le cose stanno cambiando
In Italia coppette e assorbenti mestruali sono stati a lungo tassati come beni di lusso. Nonostante le mestruazioni siano infatti un processo fisiologico assolutamente naturale, fino a qualche mese fa, disporre di assorbenti, tamponi o coppette mestruali in Italia equivaleva ad acquistare un bene di lusso, o comunque non di prima necessità.
Almeno questo è quanto lasciava intendere la tassazione del 22% che ha interessato per quasi 50 anni questi presidi essenziali per l’igiene femminile. La svolta è avvenuta solo nel 2022, con la riduzione dell’Iva al 10%.
Un dato che stupisce in negativo se si pensa che al mondo sono circa due miliardi le persone che hanno periodicamente il ciclo. Nell’arco della sua vita fertile, una donna deve affrontare una media di circa 450 cicli mestruali e consuma tra i 10 e i 14mila prodotti intimi.
Tampon tax in Italia: cos’è e quando è stata istituita
In Italia l’imposta sul valore aggiunto (Iva) applicata su assorbenti, tamponi e coppette mestruali, anche nota come tampon tax, esiste dal 1973 ed è cresciuta negli anni dal 12 al 22%.
Si è arrivati così a un paradosso, con prodotti come francobolli e tartufo che godevono di un’aliquota agevolata al 10%, contro, appunto, il 22% dei presidi femminili.
Dibattiti e petizioni hanno messo in luce la discriminazione insita nella tampon tax. Uno dei primi a sottolineare l’aspetto controverso della tassazione sugli assorbenti è stato il deputato dem Giuseppe Civati.
Nel 2019, invece, la battaglia dell’ex presidentessa della Camera Laura Boldrini per diminuire l’IVA al 5% ha permesso di ottenere, come risultato parziale, una riduzione esclusivamente per le tipologie biodegradabili.
La tampon tax nel 2022 in Italia
Nonostante l’attivismo, le campagne e le proposte in sede parlamentare, la svolta è arrivata solo con la Legge di Bilancio 2022: finalmente nel testo della Manovra di quest’anno è stato confermato il ribasso della tampon tax. Si è passati così dal 22% al 10%.
Certo, la strada è ancora lunga per arrivare all’auspicato 4%, ovvero al regime di tassazione che interessa i beni di prima necessità, eppure la riduzione ha tutti i contorni di una vittoria di principio, riconoscendo la natura della donna e le sue esigenze di salute.
La tampon tax in Europa
Qualcosa si sta muovendo anche oltre il confine italiano. Il 5 aprile 2022 è la data che segna un ulteriore cambio di passo a livello europeo, favorendo il percorso verso l’abolizione dell’imposta. In questa occasione l’Unione Europea ha infatti modificato la direttiva riguardante il tema: per gli Stati sarà più facile rimuovere l’Iva sui prodotti di igiene mestruale.
Normalmente è proprio l’Unione a disciplinare i massimi e i minimi dell’Imposta sul valore aggiunto, vincolando così le decisioni delle diverse nazioni. Fino al 2022, l’aliquota degli assorbenti non poteva essere inferiore al 5%. Se la cancellazione dell’IVA sui presidi femminili era comunque possibile, il processo rimaneva particolarmente difficile.
La direttiva 112/2006 modificata a inizio aprile fa sì che gli Stati membri ora possano rimuovere la tampon tax, senza più ricorrere a un iter complesso per superare il vincolo del 5%.
In Europa non mancano gli esempi virtuosi, con l’Irlanda che aveva raggiunto lo 0% già nel 2006. Al momento sono 16 i Paesi, Italia compresa, che hanno ridotto l’aliquota relativa ad assorbenti e coppette mestruali.
L’abolizione della tampon tax
La cancellazione dell’Iva sugli assorbenti e sulle coppette mestruali è dunque un traguardo sempre più vicino, a conclusione di un percorso cominciato molto tempo fa. Nel nostro Paese sono state numerose le iniziative partite dal basso per rimuovere la tassazione dei presidi mestruali.
Tra queste spicca il progetto promosso dalla consigliera comunale Laura Sparavigna e dalla presidente dell’associazione ‘Tocca a noi’, Lucrezia Iurlaro, che nel 2021 hanno ideato il Tampon Tax Tour, 40 tappe nelle regioni del Paese per chiedere l’abolizione dell’aliquota, definita ingiusta e discriminatoria.
Anche l’associazione Non una di meno è sempre stata in prima fila sulla questione con manifestazioni e incontri di sensibilizzazione.
A Milano, dal 17 al 19 giugno si è tenuto il primo Festival sul ciclo mestruale, un modo per parlare di tampon tax, ma anche di congedi mestruali e di period poverty.
Che cos’è la povertà mestruale
Sullo sfondo c’è anche la battaglia per combattere la povertà mestruale (period poverty), ovvero il mancato accesso a prodotti mestruali sicuri e igienici. Ciò implica rischi per la salute fisica, con infezioni del tratto riproduttivo e urinario.
All’aspetto economico, si aggiunge poi anche lo stigma sociale che in alcuni contesti impedisce di gestire il ciclo con dignità. A livello globale, sono purtroppo numerose le donne con un ristretto accesso ai prodotti mestruali.
Solo in Europa, stando a quanto dichiarato dall’Ue in Gazzetta Ufficiale, almeno una ragazza su dieci non può permettersi i prodotti sanitari.
Altra questione è quella dello scarso accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari che, secondo l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, è una condizione che nel 2020 ha riguardato 5,6 miliardi di persone.
La battaglia contro la tampon tax, dunque, è solo uno degli interventi da intraprendere per ridare piena dignità alle donne, garantendo loro salute e benessere in tutto il mondo.