Imparare a vivere con un malato di Alzheimer

Imparare a vivere con un malato di Alzheimer

Come comportarsi e le cose da non fare

Come convivere con un malato di Alzheimer

La malattia di Alzheimer, che prende il nome dallo psichiatra e neuropatologo tedesco che l’ha descritta per la prima volta nel 1906, è purtroppo sempre più diffusa, al punto che, secondo alcune stime elaborate dalla Johns Hopkins University (Stati Uniti), entro il 2050 ne sarà affetta una persona su 85 a livello mondiale. Se le cause e la progressione non sono ancora del tutto chiare, lo sono invece i sintomi: difficoltà nel ricordare eventi recenti, afasia, cambiamenti repentini di umore, depressione, problemi nel comportamento, incapacità di prendersi cura di sé. Una serie di problematiche che rendono difficile la vita di tutti i giorni, anche per chi si prende cura degli ammalati. Ma come convivere con un malato di Alzheimer?

Per rispondere a questa domanda, è necessario capire cos’è la malattia di Alzheimer: si tratta di un processo degenerativo che pregiudica le cellule cerebrali in via progressiva, rendendo il malato incapace di vivere una vita normale. Viene tradizionalmente catalogata tra le demenze, essendo un deterioramento cognitivo cronico progressivo: di fatto, ne è la forma più comune, rappresentando oltre l’80% dei casi complessivi di demenza. La patologia è molto rara sotto i 65 anni e aumenta di incidenza al crescere dell’età, colpendo soprattutto gli over 85.

Il decorso della malattia è generalmente suddiviso in quattro fasi:

  • la pre-demenza, in cui i sintomi vengono spesso confusi con il semplice invecchiamento;
  • la fase iniziale, con una graduale compromissione dell’apprendimento e della memoria;
  • la fase intermedia, in cui i soggetti affetti da Alzheimer faticano a compiere le attività quotidiane più semplici;
  • la fase finale, che vede il paziente completamente dipendente dagli assistenti e con un linguaggio quasi del tutto azzerato.

Come comunicare con un malato di Alzheimer

Malato di Alzheimer

La difficoltà nel ricordare gli eventi, tipica di chi soffre di Alzheimer, rende molto complessa la comunicazione. Per interagire, si cerca sempre di insistere sul contatto visivo, affinché il malato si senta partecipe del dialogo anche seguendo il linguaggio del corpo.

Per incoraggiare la comunicazione servono maniere gentili, amorevoli: bisogna sempre cercare di rassicurare la persona, di fargli seguire una routine quotidiana (per quanto possibile) e di focalizzarsi sui sentimenti. È poi essenziale stare vicino al paziente e impartirgli istruzioni semplici, ripetute più volte, senza mai cercare di interromperlo.

Uno dei problemi affrontati con maggiore frequenza dai caregiver è frenare gli scatti d’ira. Il comportamento aggressivo, sia fisico che verbale, può verificarsi all’improvviso e per motivazioni di ogni tipo, che spesso si fatica a comprendere.

Mostrarsi sereni e rilassati, anche nei momenti più accesi, può aiutare a riportare la calma; distrarre il malato, invitandolo a fare qualcosa che gli piace, consente di spostare il livello dell’attenzione e di ridurre l’ostilità. Tuttavia, se gli scatti d’ira e gli episodi di violenza diventano troppo frequenti, è meglio rivolgersi a uno specialista.

Cosa non fare con un malato di Alzheimer

Cosa non fare con un malato di Alzheimer

Affrontare i cambiamenti d’umore del paziente è dunque molto complesso, così come trovare la via giusta per comprendere cosa non fare con un malato di Alzheimer. La morte delle cellule nervose, del resto, va a incidere sul corretto funzionamento delle capacità cerebrali e questo determina i frequenti mutamenti di personalità. Si passa così dall’ira alla preoccupazione, dall’apatia all’iperattività.

In generale è profondamente sbagliato provare a discutere imponendo il proprio punto di vista, così come mostrare il proprio disappunto. Se la situazione si fa particolarmente tesa, meglio allontanarsi per qualche istante nel tentativo di recuperare la calma, sempre tenendo sott’occhio quello che sta accadendo.

Con un malato di Alzheimer è poi sconsigliato adottare un atteggiamento di sfida, mostrarsi offesi o arrivare alla provocazione. Altrettanto scorretto è bloccare il malato con la forza o provare a infliggergli delle punizioni.

Bisogna inoltre sempre ricordare che chi soffre di questa patologia può manifestare una forza fisica che non sarebbe lecito aspettarsi in un anziano: indispettire i pazienti fino a suscitare una loro reazione rischia di innescare una situazione pericolosa.

Non bisogna poi mai indicare gli errori, quanto piuttosto suggerire una via alternativa per un’azione da compiere. Si tratta dunque di allenare la propria pazienza: una persona affetta da Alzheimer vive stati d’animo molto complessi, può arrivare a provare fastidio anche per rumori per noi comuni, come il passaggio di un’automobile in strada. Un’assistenza affettuosa può aiutare a risolvere qualcuno di questi problemi, ricordando sempre che – se è impossibile seguire un paziente come si deve – è consigliabile rivolgersi ai professionisti.